Mentre invece non è proprio così, ma andiamo con calma.
Cosa ci siamo persi in questi tempi concitati? Dunque, diciamo subito che a maggio abbiamo incontrato il gruppo di lettura di Busnago: Booksnago e all’incontro eravamo tantissimi! Ci siamo raccontati le rispettive storie e le letture che abbiamo preferito, ovviamente abbiamo bevuto il tè e abbiamo mangiato i muffin (vegani) di Diana che, altrettanto ovviamente, erano squisiti. Ci eravamo incontrati per parlare de Il buio oltre la siepe di Harper Lee, ci siamo dette “è un classico, l’avranno letto ormai tutti” e invece no e, in occasione della morte dell’autrice, l’abbiamo preso dagli scaffali e ce lo siamo letto, due gruppi di lettura in contemporanea. Ora, immaginate 30 persone circa e non compagni di classe, intente a leggere questo romanzo del 1960, molte delle quali lo leggevano per la prima volta. Dal banco prestiti della biblioteca abbiamo ascoltato queste frasi “l’ho appena iniziato e la scrittura è magnifica”, “i personaggi! che personaggi! e che bei nomi!”, “ma come ho fatto a non leggerlo fino ad ora” (questa l’abbiamo sia detta che ascoltata, piccolo coming out). E infatti il parere è stato unanime e positivo sul libro di Harper Lee che nel 1960 scrive del razzismo degli Stati del Sud (USA) degli anni ’30 e lo fa con le parole e gli occhi di una bambina, ma una bambina che ha un padre che è logos, ragione, che fa luce su quel buio oltre la siepe del pregiudizio. La storia è nota, un uomo afroamericano viene accusato di stupro, Atticus lo difende, ma l’opinione pubblica ha già il suo mostro e ciò non rende altro che Atticus un traditore della “razza bianca”, è una vicenda di odio razziale che cova nell’ignoranza e nella paura ed è… così attuale, mancavano solo i social media. La triangolazione paura, ignoranza, razzismo può solo generare odio verso esseri umani che smettono di essere visti come tali e l’incontro con questo libro di sicuro aiuta nella lettura del presente. E grazie al gdl Booksnago per essere venuto a condividere le impressioni di lettura con noi.
Piccolo passo indietro, a marzo abbiamo parlato di Ian McEwan e del suo La ballata di Adam Henry che ha come protagonista una giudice di altissimo livello che affronta scelte etiche molto pesanti, come quella che riguarda il giovane Adam Henry. Adam è un ragazzo sulla soglia dei 18 anni, ricoverato in ospedale in attesa di trasfusione, ma lui e la sua famiglia sono Testimoni di Geova e rifiutano la trasfusione che gli salverebbe la vita, così l’ospedale consulta il tribunale e la giudice Fiona Maye, la nostra protagonista. Diciamo pure che il verdetto dal nostro punto di vista è scontato, ma non così la strada per arrivare a scriverlo. Entrare nella vita e nella mente (e nel cuore) di una giudice è un viaggio inaspettato dove l’etica non può prescindere dal vissuto, dall’educazione e dalla formazione personali, dove si agisce però per il bene altrui e comune, dove a guidare l’operato non sono le pulsioni. Siamo ad anni-luce dall’Alabama racconta da Harper Lee, ma sempre alla prese con questi leggendari personaggi dall’etica… superiore? allenata? Non saprei.
E veniamo all’incontro del 7 giugno, accompagnato dal consueto “tempo da lupi”. Il titolo era stato proposto dal gdl Booksnago: L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender. Immaginate di addentare una soffice e invitante torta preparata da vostra madre, magari ve la siete pregustata per tutto il pranzo e finalmente vi viene servita su un bel piatto. La assaggiate e, orrore!, sa di angoscia e tristezza. Bene, la bambina protagonista di questo romanzo possiede questo dono-condanna: può sentire lo stato d’animo di chi ha preparato il cibo che mangia. Ma le stranezze di questa famiglia borghese apparentemente normale (brrr) non si risolvono in questa cibopatia, infatti il fratello di Rose evita così tanto il mondo esterno da preferirgli l’intima connessione con i mobili di camera propria. Se da un lato le apparenze si infrangono sotto agli incisivi di una figlia che capisce la propria madre solo assaggiandone l’intima e nascosta tristezza, dall’altro diventare letteralmente tappezzeria pare preferibile a vivere. Detto questo, il libro non è piaciuto affatto o molto poco alle Desperate readers (i due uomini hanno proprio snobbato la lettura), vuoi perchè poco sostanzioso, vuoi perchè troppo prolisso nelle descrizioni, vuoi perchè addirittura “un po’ Kinsella”, queste le motivazioni uscite dalla discussione. Voci fuori dal coro ne avevamo eh, questo della Bender è un libro spiazzante e che svela il surreale celato sotto la banalità della normalità. Ad alcune di noi il libro è piaciuto veramente tanto. A tutti è piaciuta la torta, al cioccolato, preparata da Diana, nessuno vi ha riscontrato tracce di tristezza, anzi, è stata fotografata in quanto anche molto molto bella.
Estate e sesso, si diceva? Bè, certo. A parte l’invito a leggere il racconto della Bender contenuto nella raccolta Grida il mio nome in cui la biblioteca diventa luogo di incontri meno paludati dei nostri, il librone che ha ricevuto il maggior numero di voti per la pausa estiva è stato quello di Bianca Pitzorno, La vita sessuale dei nostri antenati. A corollario di questo sono stati proposti altri tre agili libretti: Colorado Kid di Stephen King, Tango a Instanbul di Esmaham Aykol e Una scrittura femminile azzurro pallido di Franz Werfel (questo titolo è stato proposto contemporaneamente da Anna e da Antonella senza che l’una sapesse dell’altra, lo dico per rispettare la coincidenza). E dal momento che la lettura è un piacere, rispettiamo i diritti del lettore sanciti da Pennac etc.: il librone della Pitzorno è OBBLIGATORIO ehehehe
Buona estate e ci rivediamo il 20 settembre alle 21.00, grazie di tutto!